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PNL e linguaggio degli occhi


Don diablo

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Don diablo

La PNL interpreta il linguaggio degli occhi.

Il movimento in alto a sinistra indica infatti l’accesso all’emisfero destro del cervello, cioè all’area di memorizzazione dei dati, mentre un movimento nell’altro senso dimostra invece l’accesso all’emisfero sinistro, dedicato alla logica e alle costruzioni mentali.

movimento-occhi-pnl.jpgL’analisi sui movimenti oculari in PNL si basa su una teoria nota con il nome di “Eye Accessing Cues” (indicazioni oculari di accesso – intendendosi per accesso, quello a determinate aree cerebrali). Tale teoria venne elaborata per la prima volta nei tardi anni ’70 da Richard Bandler e John Grinder, padri fondatori della Programmazione Neurolinguistica (PNL). La PNL potrebbe essere definita come unabranca della psicologia, basata sull’ipotesi che il comportamento umano segue strutture comuni a tutti. Noi abbiamo cinque sensi (vista, udito, olfatto, gusto, tatto) e possiamo parlare: questi sono gli unici strumenti di cui disponiamo per conoscere la realtà. Secondo la PNL, attraverso i canali percettivi ciascun individuo costruisce una propria “mappa del mondo”, diversa da tutte le altre. Tuttavia, a livello cerebrale, la mappa è organizzata per macroaree, comuni a tutti. È noto come il cervello umano presenta settori specializzati in determinati compiti (corteccia visiva, Area di Broca, etc.). Per Bandler e Grinder, l’intero “archivio” sensorialmente basato, che ogni uomo ha immagazzinato nella propria mente è articolato in macroaree chiamate “Rep Systems” (Sistemi di Rappresentazione). I Sistemi di Rappresentazione sono otto e ciascuno trova correlazione con un diverso canale percettivo. Alcuni Sistemi (in particolar modo i primi quattro) sono relativi anche alla lateralità, cioè all’utilizzo di un emisfero cerebrale piuttosto che l’altro. Secondo Bandler e Grinder, possiamo individuare i seguenti Sistemi di Rappresentazione (dalle iniziali di ogni sistema è stato coniato il termine VAKOG).

Per accedere a ciascun Rep System, la maggior parte delle persone (non tutte e non in tutte le culture) tende a muovere gli occhi in specifiche direzioni. Quando un soggetto si trova nella condizione di dover recuperare dalla propria mente un determinato ricordo o una determinata informazione, siano essi immagini, suoni o particolari sensazioni fisiche, muoverà gli occhi per una brevissima frazione di tempo.

Prima ancora di emettere verbo, i suoi occhi saranno i primi a parlare: un linguaggio non scritto, che segue tuttavia alcune regole (Movimenti Standard).

In linea generale, un movimento degli occhi verso l’alto indicherà l’accesso all’area visiva, un movimento orizzontale chiamerà in causa il sistema di rappresentazioni auditive, mentre un movimento verso il basso introdurrà il soggetto nell’area cinestesica o di dialogo interno. Per una persona destrorsa, inoltre, un movimento verso la propria destra (a sinistra per chi guarda) sarà collegato a dati costruiti; verso la propria sinistra invece (a destra per chi guarda) ci sarà un accesso a dati ricordati. Alcuni mancini (ma non tutti) possono presentare un’inversione del lato destro/sinistro.

Il breve movimento oculare o, se vogliamo, la fugace occhiata che si dà al proprio database mentale è di norma un atto di cui non si è pienamente consapevoli, anzi è quasi automatico. Anche un osservatore esterno dovrà allenarsi a lungo, prima di imparare a distinguere e a riconoscere la grammatica del linguaggio degli occhi.

Immaginiamo ora di sovrapporre a un viso la griglia presentata qui di seguito e otterremo la serie dei Movimenti Standard, cioè le correlazioni specifiche tra movimenti oculari e Sistemi di Rappresentazioni.

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