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Coronavirus: qualche suggerimento


Dott.Mauro Grillini

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Giraluna

Bella iniziativa. Grazie Mauro. 

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Dott.Mauro Grillini

PUGNI E CAREZZE: le strategie di coping

 

Con il termine "strategie di coping" facciamo riferimento a tutte quelle modalità con le quali le persone si apprestano a gestire eventi stressanti nella vita, con lo scopo di superarli o di adattarsi ad essi.

 

 

In linea di massima è possibile dividere queste modalità in due grossi filoni: strategie centrate sul problema e strategie centrate sull'emozione: le prime riguardano prevalentemente la messa in pratica di azioni volte a modificare la situazione disturbante (ad esempio, il ricercare informazioni accurate sull'evento da affrontare), mentre le seconde fanno leva sulla regolazione del nostro stato interno (ad esempio ricercare qualcuno con cui parlare e condividere il nostro disagio).

 

 

Entrambi i tipi comportano la pianificazione e l'esecuzione di azioni attive e dirette da parte della persona, guidate rispettivamente dallo scopo di "scazzottare" la minaccia e di crearsi un buon adattamento ad essa, evitando prolungate e logoranti reazioni emotive.

 

 

Vi sono inoltre strategie che puntano all'evitamento della minaccia stessa (ad esempio distogliere l'attenzione dalla situazione in corso per dedicare le proprie risorse ad altre attività).

 

 

Una domanda che può sorgere a questo punto è: qual è la strategia migliore?

 

 

Beh...in senso assoluto....NESSUNA.

 

 

Ciascuna strategia infatti può essere utile o inutile, o più o meno facilmente attivabile, a seconda tanto della persona che la mette in atto - e soprattutto della sua particolare percezione globale della minaccia e di sè stesso in rapporto alla minaccia - quanto a seconda dell'ambiente e del contesto in cui tale minaccia si manifesta: non sempre, ad esempio, ci si può facilmente allontanare o fare finta di niente quando una situazione come quella che attualmente stiamo vivendo ha di fatto contaminato la nostra realtà quotidiana; similmente, non sempre possiamo trovare persone con cui comunicare agevolmente i nostri sentimenti, e talvolta non siamo in grado di agire in maniera sufficientemente incisiva e annullare da soli la situazione.

 

 

Inoltre, una strategie può essere efficace per un certo periodo di tempo, per poi progressivamente scadere e diventare deleteria: ignorare una minaccia reale e imminente, se nel breve periodo ci può far risparmiare preziose energie, si trasforma in una pesante zavorra quando siamo nel bel mezzo della battaglia, rischiando anche di farci sentire meno pronti e più vulnerabili; un eccesso di richiesta di rassicurazione può portare a tensioni e conflitti con le altre persone, aumentando il carico ansiogeno globale; ripetute azioni che si rivelano inefficaci ci possono lasciare con un senso di rassegnazione e nuovamente di vulnerabilità nel momento del massimo bisogno.

 

 

Dunque...che fare?

 

 

Uno degli elementi che può aiutare maggiormente consiste nello sviluppo o nell'attivazione simultanea del maggior numero possibile delle strategie dei 3 gruppi generali: in altre parole, più frecce abbiamo al nostro arco, più facilmente riusciremo a sentirci in grado di fare qualcosa o ad astenerci a compiere azioni inutili che ci danneggino o ci logorino nel lungo periodo.

 

 

Avere più strategie attive a disposizione ci permette di percepire più facilmente un certo livello di controllo sull'ambiente e soprattutto su noi stessi,che ci aiuta a ridurre il senso di incertezza e di impotenza spesso legato a eccessi di esperienze ansiogene. 

 

 

Inoltre, risulta particolarmente utile giudicare il buon funzionamento delle strategie selezionate e applicate ascoltandone attentamente il feedback: come ci sentiamo dopo aver applicato per un po' questi suggerimenti? La nostra ansia è aumentata, è stabile o è diminuita?

 

 

Di seguito condivido una breve carrellata di esempi di strategie appartenenti ai vari gruppi, per offrire una gamma di opzioni che possiamo prendere in considerazione (se ne trovate altre aggiungete pure, può essere di spunto per tutti):

 

 

- Coping centrato sulle AZIONI:

 

Reperire informazioni affidabili sull'evento da affrontare

Pianificare passi concreti per gestire la quotidianità e attuarli gradualmente

Ricerca attiva di soluzioni per evitare il propagarsi del contagio e applicarle gradualmente

 

 

- Coping centrato sulle EMOZIONI:

Scegliere persone con cui condividere il proprio stato emotivo

Osservare e dare un nome al proprio stato emotivo interno

Dare un senso all'evento in modo personalizzato e positivo (es. sfida stimolante, occasione per conoscersi meglio e/o evolversi)

Ironizzare per sdrammatizzare la situazione

 

 

-Coping centrato sull' EVITAMENTO:

 

Dedicarsi ad attività ludico-ricreative che ci distraggano

Limitare la quantità di notizie dai telegiornali o dai social network

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Lazarus, R.S. (1991). Emotion and adaptation. New York: Oxford University Press.

 

Sica, C., Novara, C., Dorz, S., & Sanavio, E. (1997a). Coping Orientations to Problems Experienced: traduzione e adattamento italiano. Bollettino di Psicologia Applicata, 223, 25-34.

 

 

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Avevo sempre sentito parlare di coping ma non avevo mica capito cosa volesse dire

Ora l'ho capito, grazie

Per quanto mi riguarda, attuo i punti di coping incentrato sulle azioni. Evito quelle sulle emozioni e pratico pochissimo quelle sull'evitamento. Almeno se ho capito bene la differenza tra le tre

@Dott.Mauro Grillini vorrei farti una domanda: ma se una persona sceglie noi per attuare coping basato sulle emozioni ma noi non vogliamo, è bene far capire a quella persona che non vogliamo ascoltarla? O dovremmo fare uno sforzo e venirle in contro?

Modificato da Edo
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Dott.Mauro Grillini
11 ore fa, Edo ha scritto:

Avevo sempre sentito parlare di coping ma non avevo mica capito cosa volesse dire

Ora l'ho capito, grazie

Per quanto mi riguarda, attuo i punti di coping incentrato sulle azioni. Evito quelle sulle emozioni e pratico pochissimo quelle sull'evitamento. Almeno se ho capito bene la differenza tra le tre

@Dott.Mauro Grillini vorrei farti una domanda: ma se una persona sceglie noi per attuare coping basato sulle emozioni ma noi non vogliamo, è bene far capire a quella persona che non vogliamo ascoltarla? O dovremmo fare uno sforzo e venirle in contro?

Ciao Edo, grazie del commento 🙂

 

 

Sollevi tra l'altro un quesito importante, che fa riferimento a un abuso di certe strategie incentrate sulle emozioni che alcune persone possono mettere in atto.

 

 

La ricerca continua di rassicurazioni a volte parte da una base di sostanziale senso di vulnerabilità o timori vari che, al pari di altre emozioni, tendono ad essere trasmessi in maniera diretta o indiretta...e influenzare notevolmente lo stato d'animo altrui.

 

 

Può capitare di sentirci sotto pressione, piuttosto che in ansia o arrabbiati di fronte ad atteggiamenti altrui che non ci piacciono: se in alcuni casi vi è una sorta di "trasmissione riflessa" della sensazione (es. Tizio sta in ansia e chiede continue rassicurazioni esprimendo insistentemente i suoi timori a Caio, che piano piano inizia a provare sulla sua pelle, almeno in parte, la stessa emozione), in altri la reazione a quanto dici può dipendere dai nostri schemi mentali.

 

 

Ad esempio: se giudico il chiedere costanti rassicurazioni come una cosa brutta e sconveniente (per tutti i motivi nostri personali e insindacabili) potrei provare irritazione e infastidirmi di fronte a tali atteggiamenti. In questo caso l'esperienza è passata da un filtro mentale nostro che la ha attivata.

 

 

Faccio questa premessa per arrivare a dire che il modo in cui scegliamo di gestire la situazione che hai esposto rischia di essere marcatamente influenzata dalle emozioni che proviamo in quel momento e da che cosa pensiamo di quell'atteggiamento, e spesso, non essendo consapevoli di questo retroterra o sottovalutandone l'impatto su di noi, rischiamo di agire in modo meccanico e non del tutto efficace (ad es. mandando a quel paese l'altra persona in modo brutale, con il rischio di innescare una spirale rabbiosa che porti più carico emotivo di quella precedente).

 

 

Pur non esistendo modalità universali di gestione di queste incombenze....il consiglio che ti potrei dare è quello di rivolgere un occhio a te stessa e chiederti: "come mi sento di fronte a questo atteggiamento?". 

 

 

Un approccio consapevole al nostro stato interno può aiutarci a discriminare caso per caso e a scegliere di volta in volta le azioni più utili per gestire la situazione.

 

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8 minuti fa, Dott.Mauro Grillini ha scritto:

come mi sento di fronte a questo atteggiamento?". 

turbata nella mia pace e la mia quotidianità fatta di un certo equilibrio che per me è ottimale: faccio le cose che voglio e il tempo mi vola, letteralmente, sto bene, sono felice e non ho la forza per stare a sentire i lamentosi, soprattutto online -ma non li posso bloccare, sono amici- mentre i miei familiari che vivono con me non attuano coping nei miei confronti, essendo del settore ed essendo molto informati sul da farsi e sulle tempistiche, quindi ne abbiamo parlato i primi giorni e fine, anzi semmai sono i loro amici che continuano a chiamarli per farsi predire il futuro e ricevere rassicurazioni impossibili da dare, a meno di mentire

Modificato da Edo
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Dott.Mauro Grillini
Il 17/3/2020 alle 12:28 , Edo ha scritto:

turbata nella mia pace e la mia quotidianità fatta di un certo equilibrio che per me è ottimale: faccio le cose che voglio e il tempo mi vola, letteralmente, sto bene, sono felice e non ho la forza per stare a sentire i lamentosi, soprattutto online -ma non li posso bloccare, sono amici- mentre i miei familiari che vivono con me non attuano coping nei miei confronti, essendo del settore ed essendo molto informati sul da farsi e sulle tempistiche, quindi ne abbiamo parlato i primi giorni e fine, anzi semmai sono i loro amici che continuano a chiamarli per farsi predire il futuro e ricevere rassicurazioni impossibili da dare, a meno di mentire

L'invito è quello di provare a capire cosa di queste lamentele ti infastidisce di più

 

E' vero che di per sè continue richieste di rassicurazione ci mettono a dura prova in quanto tali...prova a chiederti se oltre tutto questo non ci sia anche qualcosa che tra te e te detesti della lamentela...penso sia uno spunto per una maggiore conoscenza di noi stessi

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3 minuti fa, Dott.Mauro Grillini ha scritto:

L'invito è quello di provare a capire cosa di queste lamentele ti infastidisce di più

 

E' vero che di per sè continue richieste di rassicurazione ci mettono a dura prova in quanto tali...prova a chiederti se oltre tutto questo non ci sia anche qualcosa che tra te e te detesti della lamentela...penso sia uno spunto per una maggiore conoscenza di noi stessi

La tua prima risposta mi ha fatto riflettere su questo: ho capito che non tollero quelli che non amano se stessi ma vengono a rompere le scatole a me perché "tu sei sempre tranquilla e non ti arrabbi mai". Mia risposta che vorrei dare: "rimango tranquilla se non mi rompi le scatole"

Ma da quando è iniziato il patatrac ho notato che le lamentele sono nettamente diminuite e forse la gente comincia finalmente a rassegnarsi

Il mio mantra è: "se io non rompo le scatole a te lamentandomi dei miei casini, e io non ti invito a farlo, sei pregato/a di non farlo con me", mi sembra semplice da capire e forse la gente lo sta capendo e per questo sono molto felice, alla fine bastava "solo" aspettare

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Dott.Mauro Grillini

GESTIONE DEI MEDIA E IMPATTO DELLE NOTIZIE SUL NOSTRO BENESSERE

 

 

Uno dei consigli che mi capita più spesso di dare ultimamente riguarda la modalità di gestire le informazioni che apprendiamo dalla televisione, dai social, piuttosto che dai nostri scambi sociali a distanza.

 

Perchè può essere importante gestire il flusso, la qualità e quantità di notizie che apprendiamo su questa emergenza? In fondo più siamo informati meglio è...giusto?

 

 

Si...e no.

 

 

Le informazioni che assimiliamo dall'ambiente esterno, infatti, possono avere un grosso impatto sui nostri giudizi e atteggiamenti, oltre che sul modo con cui scegliamo di agire in funzione di particolari situazioni: tali informazioni sono raramente trattate come una fotografia "fatta e finita" della realtà, quanto piuttosto vengono automaticamente ri-elaborate e maneggiate dalla mente, spesso in modo automatico e solo parzialmente consapevole.

 

 

Le modalità immediate con cui la nostra mente elabora le informazioni in entrata vengono definite euristiche, o scorciatoie cognitive.

 

 

Questi processi svolgono l'importante funzione di metterci in condizione di stimare velocemente, a partire da pochi parametri significativi, la probabilità o l'entità di una data situazione, in modo da poter sviluppare reazioni rapide ed incisive.

 

 

Se sul piano evolutivo utilizzare delle scorciatoie ci aiutava letteralmente a sopravvivere a pericoli per i quali un approccio più "calcolatore" avrebbe portato a una lentezza decisionale (e, nel caso di attacchi ambientali, a più che probabile morte), nella nostra attuale società, pur svolgendo ancora questo importante servizio, le euristiche possono contribuire a sviluppare giudizi parziali, non completamente accurati, condizionando così le nostre azioni e i risultati delle stesse.

 

 

Soprattutto...in un momento storico nel quale i pericoli che più spesso ci troviamo a fronteggiare non sono tanto minacce immediate, quanto situazioni più dilatate nel tempo (nel nostro caso, la consapevolezza del persistere di una situazione di pandemia).

 

 

Alcune euristiche che possiamo verosimilmente incontrare in questo periodo sono:

 

 

- Euristica della rappresentatività: questo meccanismo punta a stimare la probabilità che un evento appartenga a una determinata categoria. Nel nostro caso, le svariate e spesso contradditorie informazioni riportate su Covid-19, in particolare relativamente al discorso "contagi" o "decessi", influenza significativamente il fatto di considerare tale virus come qualcosa di effettivamente minaccioso o di una "banale influenza stagionale", influenzando, nel primo caso il rischio di un eccessivo allarmismo....nel secondo caso pericolosi atteggiamenti di sottovalutazione della minaccia.

 

 

- Euristica della disponibilità: valuta la frequenza e la probabilità di un evento attraverso la rapidità nel rievocarne esempi. In altre parole, più una notizia è semplicemente disponibile su canali formali e informali, più è probabile che venga letta come imminente, proprio perchè ne rievochiamo più facilmente degli esempi. Nel nostro caso, un eccesso di esposizione a notizie riguardanti Covid-19 può ingannarci per eccesso sulla portata attuale della pandemia, rischiando di indurre preoccupazioni non sempre in linea con i dati oggettivi diffusi dal Ministero della Salute o dell'OMS.

 

 

- Euristica della simulazione: riguarda la creazione di "scenari ipotetici" circa un determinato fatto. Risponde alla domanda "Cosa potrà accadere adesso?" o a "cosa sarebbe potuto accadere se?". In entrambi i casi tendiamo a proiettare giudizi sul passato o sul futuro, e questo, oltre un certo limite, rischia di creare vissuti di preoccupazione o di rabbia che si ripercuotono sulla situazione attuale, peggiorando il nostro umore e rendendoci vittime di un altro bias sotto esposto.

 

 

- Euristica dell'affetto: attraverso questo processo i nostri giudizi e azioni vengono influenzati dallo stato emotivo che proviamo nel momento presente. Banalmente, situazioni di tristezza tendono a richiamare ricordi tristi, stimandone a rialzo la frequenza e la disponibilità nella nostra mente; analogamente, emozioni di paura, rabbia o apatia richiamano alla mente momenti in cui ci siamo sentiti così, i quali a loro volta rischiano di rinforzare le emozioni precedenti, creando pesanti affaticamenti e un costante stato di allarme interno.

 

 

- Euristica dell'ancoraggio/accomodamento: si sviluppa a partire dalle prime informazioni su un particolare evento, le quali tendono poi a condizionare le informazioni seguenti. Nel nostro caso, se inizialmente abbiamo stimato la pericolosità di Covid-19 in una data maniera, i giudizi successivi rischiano di essere influenzati dalle prime info in nostro possesso....sia per eccesso che per difetto...rischiando in entrambi i casi di adottare atteggiamenti e strategie non consigliabili.

 

 

Dati tutti questi meccanismi, il consiglio è quello di fare molta attenzione al numero e alla qualità di notizie circolanti tra rete, televisione ecc.

 

 

In linea di massima limitarne l'assunzione a 1 o 2 volte al giorno, per mantenersi in ogni caso aggiornati su eventuali evoluzioni, può essere una strategia da valutare;

 

 

Affidarsi inoltre a fonti ufficiali (sito del Ministero della Salute, sito dell'OMS ad esempio) permette di evitare un sovraccarico emotivo e pericolose distorsioni di giudizio.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

https://www.stateofmind.it/2020/01/pensiero-bias-terapeuta/   

 

 

 

 

 

 

 

 

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