“Sono fatto così” – PARTE 3: Falso (psicologia)

“Non cambierò mai il mio carattere, i miei valori, la mia etica” — ecco la scusa definitiva per evitare di migliorarsi, ora che avete la dimostrazione che migliorare il vostro cervello è fisiologicamente possibile.

Tutti pensiamo di avere un determinato carattere, una personalità ben definita, di conoscere molto bene noi stessi.

Davvero siete certi di essere assolutamente consapevoli delle vostre caratteristiche e reazioni comportamentali, di avere una risposta precisa a tutte le situazioni?

Ricordate il video sull’esperimento del buon samaritano in cui è stato dimostrato che il 90% dei seminaristi testati hanno ignorato una persona in difficoltà solo perché era stato detto loro di sbrigarsi?

Vediamo altri esperimenti che hanno fatto la storia della psicologia sociale, in ordine cronologico!

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1951 – Solomon Asch

Lo psicologo polacco-americano, pioniere della psicologia sociale, è famoso per aver dimostrato la pressione di conformarsi a un gruppo.

Nell’esperimento il soggetto testato – inserito in un gruppo di collaboratori, complici di Asch – viene sottoposto a una serie di semplici domande, a cui deve rispondere per ultimo o penultimo, ignorando di essere l’unico soggetto al test.

Il test, almeno apparentemente, si tratta di un test visivo in cui è necessario scegliere quali fra 3 linee risulta uguale ad una linea di riferimento.

Tenete presente che la risposta è sempre ovvia ed evidente e che su un totale di 18 tentativi, in 12 casi le risposte date dai collaboratori erano volutamente errate.

Durante i 12 tentativi con le risposte sbagliate, il 75% dei partecipanti ha conformato la propria risposta almeno una volta, omologando la propria risposta alla maggioranza. Non solo… Il soggetto diventava perfino convinto delle proprie risposte errate. Mentre solo il 25% non si è piegato alla pressione del gruppo, continuando a dare le risposte corrette.

La risposta corretta era assolutamente ovvia, però la pressione sociale di omologazione ha avuto la meglio…

1961 – Stanley Milgram

Lo psicologo americano e professore a Yale, profondamente impressionato dagli sviluppi ed esiti dell’Olocausto, ha formulato un esperimento controverso sul conflitto fra obbedienza all’autorità e coscienza personale.

L’obiettivo dell’esperimento di Milgram era appunto ricostruire come persone “normali” fossero in grado di infliggere dolore e sofferenza ad altre persone, nel caso in cui gli ordini provenissero da un capo o un’autorità.

L’esperimento, basato sulle affermazioni durante il processo di Norimberga in cui i soldati nazisti avevano affermato di seguire semplicemente un ordine, prevedeva 3 componenti: il soggetto testato, appaiato a un altro soggetto – complice – a lui simile e connesso a degli elettrodi, e uno scienziato in camice bianco – complice – rappresentante la figura autorevole.

Il soggetto testato veniva dunque identificato come “insegnate” e invitato a somministrare una scossa elettrica ogni volta che “lo studente” forniva una risposta incorretta. Ad ogni risposta sbagliata dello studente-complice, il soggetto-insegnante doveva aumentare l’intensità della scossa (che ovviamente non veniva realmente somministrata allo studente).

Nel corso dell’esperimento, con il presunto aumento dell’intensità della scossa elettrica, l’attore-studente iniziava a implorare di interrompere le scosse elettriche, fingendo dolori lancinanti, problemi cardiaci e addirittura svenimenti. Qualora il soggetto-insegnante manifestasse qualche dubbio o resistenza nel somministrare la scossa elettrica, la figura autorevole – lo scienziato – invitava il soggetto a procedere, spronando il soggetto con diverse frasi di incoraggiamento, come per esempio:

– Per favore continui
– L’esperimento richiede che lei continui
– È assolutamente essenziale che lei continui
– Non ha altra scelta che continuare

Il vero shock: il 65% dei soggetti ha concluso l’esperimento somministrando il voltaggio massimo – e letale – di 450 volt e il 100% dei soggetti ha continuato fino almeno a 300 volt.

Questo significa che le persone “normali” se spinte dagli ordini di un’autorità sono inclini ad infliggere una sofferenza tremenda, e in alcuni casi anche ad uccidere, anche se si tratta di persone innocenti.

1971 – Philip Zimbardo

Lo psicologo americano, professore all’Università di Stanford, è famoso per l’esperimento del carcere di Stanford, atto a investigare se gli episodi di estrema violenza nelle carceri americane fossero dovuti al sadismo delle guardie.

Zimbardo, dopo aver trasformato il seminterrato del Dipartimento di Psicologia di Stanford in una prigione fittizia, ha selezionato 24 soggetti – tutti maschi, sani, equilibrati e senza precedenti penali – e diviso loro in 2 gruppi: carcerati e guardie.

Il gruppo dei detenuti è stato successivamente arrestato dalla polizia di Palo Alto – collaborante all’esperimento – e portato in carcere, per le routine dell’incarceramento: impronte digitali, foto, rimozione di effetti personali e assegnazione di un numero al posto del nome. Alle guardie invece sono stati consegnati manganelli, fischietti e manette, occhiali schermati per rendere il contatto visivo con i carcerati impossibile e l’autorità di agire a propria discrezione per mantenere l’ordine.

I primi episodi di violenza si sono presentati già dal secondo giorno, e dal quinto giorno i soggetti incarcerati si sono comportati in modo passivo e docile, mentre le guardie si comportavano in modo assolutamente sadico e aggressivo.

Le circostanze avevano trasformato soggetti assolutamente normali in vittime sull’orlo di una crisi di nervi e carnefici spietati. Tanto che l’esperimento è stato interrotto dopo soli 6 giorni, e non dopo 14 come previsto.

Morale della favola?

Il carattere, l’etica e i valori, in questi e molti altri esperimenti sono stati trasformati e piegati dalle circostanze. Non siate tanto certi del vostro comportamento in circostanze in cui non vi siete mai trovati…

Ammettere che non siamo così consapevoli di come siamo realmente è difficile, ma è anche un grande vantaggio.

L’unico motivo per cui non ci uccidiamo a vicenda è perché le circostanze ce lo impediscono (struttura della società, codice penale, ecc): non siamo altro che il nostro cervello, che prende le decisioni e ci spinge ad agire in base alle circostanze.

L’aspetto positivo? Se vuoi migliorare qualsiasi area della tua vita, circondati di persone che hanno i tuoi stessi obiettivi, cerca un mentore saggio e restituisci la tua conoscenza agli altri.

Dimentica le scuse! La vita che hai sempre sognato ti sta aspettando!

 

Anton TAuRus

Anton TAuRus

Fondatore della prima community italiana che affronta la tematica della seduzione: ItalianSeduction.club (è anche la più grande, con oltre 36.000 membri iscritti e 10.000+ visitatori ogni giorno). Cofondatore di ONLYONE, la prima scuola di seduzione in Italia. Autore del primo percorso sull'autodisciplina in Italia (Motivazione.Guru). Ad oggi migliaia di uomini hanno attraversato i percorsi di ONLYONE, superando infinite ansie e paure, e sono diventati degli ottimi seduttori con una vita sessuale e sentimentale straordinaria.